giovedì 16 novembre 2017

Dopo diversi tentativi, finalmente il Parlamento riconosce l’Inno di Mameli come inno ufficiale del nostro Paese

Il “Canto degli italiani”, l’Inno scritto nel 1847 dal giovane patriota e garibaldino Goffredo Mameli, diventa ufficialmente l'inno nazionale italiano

Era precario e ora è diventato definitivo. Dopo 71 anni “Il Canto degli italiani”, meglio conosciuto come l’Inno di Mameli, è diventato ufficialmente il nostro Inno nazionale. L’ok è arrivato dal Senato che ha approvato definitivamente la legge che rende ufficiale la musica e il testo che il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946 adottò provvisoriamente.
Ed è curioso quanto sia ironica la Storia nel creare incroci e coincidenze bizzarre. Quel canto che è conosciuto da tutti, grazie anche e soprattutto alle competizioni delle nostre nazionali sportive, viene riconosciuto dallo Stato proprio nella settimana in cui la Nazionale di calcio, l’eccellenza più famosa per un Paese che va matto per il pallone, ha perso l’opportunità di cantare quell’Inno nella competizione più ambita, i mondiali di calcio.

È dal 2001 che con vari tentativi si cerca di dare ufficialità a quel canto che per consuetudine risuona ad ogni grande celebrazione ufficiale. Ma in 16 anni non si è riusciti mai a portare a termine l’opera. Almeno fino a questa Legislatura quando, su iniziativa di alcuni parlamentari PD, il testo è passato prima per la Commissione Affari costituzionali della Camera, che in poco tempo e in sede deliberante (dunque senza dover passare per l’Aula) ha dato il suo ok, e poi per il Senato, che ha approvato in un paio di settimane il testo in via definitiva.
“Sono state superate le preoccupazioni e i pregiudizi che c’erano – ha detto Umberto D’Ottavio, deputato PD e componente della commissione Cultura della Camera, primo firmatario della proposta di legge – e finalmente l’Inno di Mameli è ufficialmente l’Inno nazionale. Il Parlamento ha dimostrato di essere in sintonia con gli italiani che in ogni occasione cantano l’inno con grande partecipazione. Più recentemente i presidenti Ciampi e Napolitano hanno fatto molto perché gli italiani si riconoscessero nell’inno; il risultato di oggi lo dobbiamo anche a loro”.
E infatti l’Inno di Mameli non ha avuto sempre vita facile. C’è chi addirittura – come la Lega Nord in passato – voleva sostituirlo con il “Va pensiero”, il coro dal Nabucco di Giuseppe Verdi. Una provocazione, più che una reale possibilità. Visto che dal quel 1946 gli italiani non hanno avuto troppe ritrosie nell’unire le loro voci in quel canto scritto da un giovane per un’Italia giovane e coraggiosa. Goffredo Mameli compose il testo a soli 20 anni, l’anno dopo morì per una ferita riportata in battaglia. Michele Novaro, poco dopo, ne compose la musica che ora tutti noi conosciamo. Sono gli anni del Risorgimento, il periodo in cui sotto la guida di personaggi come Garibaldi, Mazzini, Cavour, l’Italia comincia la lotta che la porterà alla sua definitiva unificazione. Se non fosse bastata la storia a dare il giusto riconoscimento a questa musica scritta in un tempo straordinario, ora una legge ne immortala per sempre il ricordo e il valore.


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