domenica 29 ottobre 2017

#ITALIA2020 - Renzi: “Nessun veto né a sinistra né al centro”

Il segretario del PD chiude la Conferenza programmatica di Napoli: "Il PD può camminare a testa alta, siatene orgogliosi". "Il problema non è chi di noi sarà premier ma vincere le elezioni"

Alle 12.10 è salito sul palco Matteo Renzi, che ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla Conferenza programmatica, e ha ringraziato anche Napoli: “Questo fantastico museo ferroviario che ci ricorda quando il Sud era all’avanguardia sia tecnologicamente, che industrialmente”.
Poi ha voluto far vedere una fotografia del tramonto che ieri si vedeva da Pietrarsa, “simbolo della grande bellezza che ci circonda, e che è uno dei più grandi tesori dell’Italia. Noi pensiamo che gli spazi siano luoghi, che la bellezza sia qualcosa di fondamentale”.

Poi parla del viaggio, un viaggio reale, ma anche metaforico: “Noi abbiamo scelto di fare la nostra Conferenza in una stazione, che ci ricorda il viaggio. Noi dobbiamo pensare al viaggio, non dobbiamo fermarci. Noi dobbiamo pensare di metterci in viaggio noi, non fermarci sulle nostre certezze. Il viaggio che stiamo facendo, non sono le dichiarazioni che riportano sui giornali, è l’ascolto, è il capire i problemi dell’Italia, è vedere quanto di buono c’è e quanto ancora c’è da fare. Abbiamo ascoltato chi non è d’accorto con noi, ci confrontiamo. E’ questo il nostro viaggio, noi andiamo a parlare con tutti perché siamo Il PD non un’azienda privata. Noi andiamo anche a prenderci gli insulti, perché è giusto esserci. Abbiamo incontrato persone fantastiche come Carmelo, che a Rosarno ha creato un’azienda resistendo alle bombe della ‘ndrangheta e adesso fornisce il pecorino alla Delta”.

C’è chi nel 2014 – attacca – voleva portare l’Italia fuori dall’Euro e chi l’ha portato fuori dalla crisi, ed ha un nome e cognome Partito democratico. Oggi scrivono con sorpresa che l’Italia cresce più della Francia e della Germania che sono gli stessi che tre anni fa quando dicevamo che facendo le cose che deve fare sarebbe cresciuta più di questi due grandi Paesi ci accusavano di essere spacciatori di ottimismo”.

E sulle tasse: “Noi siamo quelli che hanno abbassato le tasse veramente, gli altri lo hanno detto per anni, noi l’abbiamo fatto. Grazie al bonus diciottenni, tanti ragazzi hanno comprato dei libri, e questa è una cosa bellissima in un’epoca in cui si fa la gara a chi fa più like con un selfie su Instagram”.

E poi l’attacco al M5s che con la Raggi “governa a Roma da più di un anno, ma ancora incolpa chi governava prima, così come a Torino ancora è colpa di Fassino. Forse la multa non pagata era di Piero”. E a Silvio Berlusconi dice: “Non può dire che ha creato un milione di posti di lavoro perché l’abbiamo fatto noi, non può dire che ha tolto l’Imu sulla prima casa perché l’abbiamo fatto noi”.

L’Europa – dice Renzi – ha bisogno di più politica. Ecco perché noi siamo quelli che chiedono le primarie per scegliere il candidato alla presidenza della Commissione. Noi vogliamo più Europa, un’Europa diversa. O noi troviamo degli argomenti nuovi o l’Europa non avrà un futuro. Dire questo non vuol dire essere populisti, vuol dire essere coloro che i populisti vogliono sconfiggerli”.

Matteo Renzi parla dei populismi partendo da un articolo dell’Economist che ha analizzato i tanti populismi mondiali che “sono diversi e in ogni Paese ce n’è uno. Noi siamo l’Italia e quindi ne abbiamo due. Abbiamo quello del M5s e quello della Lega. Il problema che FI, un partito del Ppe, alleato della Merkel in Europa, sta insieme al populismo della Lega. Il populismo si batte solo con la politica. La politica negli ultimi anni ha abdicato al populismo”.

E arriva anche alle banche, una situazione che il governo si è ritrovato “perché non si è intervenuto quando si poteva come ha fatto la Germania. Noi abbiamo difeso i risparmiatori, non i banchieri. Quando difendo il Pd da questa accusa, non difendo la mia persona, ma difendo una comunità che non può e non deve essere accusata di difendere i banchieri. Perché voglio dire alla volontaria che fa i tortellini alla Festa de l’Unità di Bologna che il suo partito difende i risparmiatori, perché voglio avvisare gli italiani di non credere alle balle che in tanti raccontano”.

Renzi si chiede: “Quando ci chiedono discontinuità io non so cosa rispondere. Vogliamo togliere gli 80 euro a dieci milioni di persone? Vogliamo togliere la quattordicesima ai pensionati? Vogliamo licenziare i centomila docenti assunti perché non ci è piaciuta la Buona scuola? Parliamo di futuro e di idee, senza però non rinnegare quanto fatto. Discutiamo di tutto: io penso che dobbiamo abbassare ancora le tasse sul lavoro, il Jobs Act ha funzionato. Noi dobbiamo dire che non è il reddito di cittadinanza la priorità, ma creare nuovi posti di lavoro specialmente al Sud. E poi dobbiamo ridurre le tasse alle famiglie. Una famiglia con 1600 euro di reddito non ce la fa. Il secondo figlio è la porta verso la povertà. Io dico ad uno che guadagna 1600 euro al mese che gli diamo 80 euro al mese per ogni figlio finché il più grande non compie 18 anni”.

Noi ne prossimi mesi dovremo ogni giorno imporre i nostri contenuti, so che molti vorrebbero sapere i contenitori – le alleanze – ma noi vogliamo parlare di contenuti. Ci accusano di aver fatto una legge elettorale che non garantisce un vincitore certo. C’era un modo di avere la certezza ed era votare Sì il 4 dicembre”.
“Io – dice Renzi – i veti non li metto nei confronti di nessuno, superando gli insulti. Non si vive di rancore. Siamo in una totale trasparente disponibilità. Noi non mettiamo veti, perché ci vogliono i voti. Ma non vogliamo nemmeno che ci impongano i veti, perché non possiamo pensare di non avere uno sbocco al centro. Quindi nessun veto alla nostra sinistra, ma nessun veto al centro. Noi abbiamo vissuto con tristezza – continua – l’abbandono del Presidente Grasso, ma non possiamo accettare che si dica che aver messo la fiducia è un atto di violenza, perché una regola parlamentare non può essere un atto di violenza. Con la fiducia abbiamo approvato grandi riforme, e non credo che questo sia stato un atto di violenza. Io non sono d’accordo su quanto detto da Giorgio Napolitano, ma non possiamo permettere a chi come Di Battista l’ha fatto di insultare il Presidente emerito”.

Ma è il senso di squadra di unità il centro del suo discorso: “Noi siamo una squadra, ci possono essere idee diverse, ma non possiamo permetterci continue baruffe. Il PD ha un compito enorme, quindi non facciamo polemica a tutti i costi, e io personalmente ne avrei di motivi. Noi possiamo riportare il PD al governo del Paese, facendo una campagna elettorale seria, candidando personalità e persone che hanno anche i voti. Noi siamo una squadra, il problema non è chi di noi sarà al governo, è se ci saremo noi o gli altri. Mettiamoci al lavoro, ascoltando le persone, abbiamo 4/5 mesi davanti per cercare di convincere più persone della bontà del nostro progetto. Se il PD prende i voti non ci saranno le larghe intese, noi vogliamo governare da soli, con la coalizione che metteremo in campo, e non con gli avversari. Se c’è una forza che può camminare a testa alta è il Pd e dovete esserne orgogliosi”.

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