venerdì 18 settembre 2015

Intervista a Marco Unibosi sul "Corriere di Romagna" sull'accoglienza dei profughi richiedenti asilo

Pubblichiamo l'intervista di Riccardo Isola all'Assessore alle politiche sociali del Comune di Casola Valsenio, Marco Unibosi, pubblicata questa mattina sul "Corriere di Romagna".

"Aspettiamo che dal gestore privato della struttura dell'ex albergo ristorante "Antica Corona" arrivino le risposte ai nostri quesiti. La disponibilità a collaborare da parte dell'Amministrazione comunale c'è e ci sarà al netto di una conoscenza del percorso integrativo che si vuole realizzare con i richiedenti asilo ospitati nella struttura". Così l'assessore alle politiche sociali e all'integrazione, Marco Unibosi, commenta lo stato dell'arte della vicenda riguardante l'arrivo, sul finire di luglio, di 40 profughi richiedenti asilo nell'ambito dell'operazione Mare nostrum.

Oggi Casola Valsenio quanti immigrati ospita?
"Dopo alcuni avvicendamenti e assestamenti sono in tutto 44. Si tratta di 4 ragazzi, dai 20 ai 23 anni provenienti dal Mali, presi in carico dall'Asp della Romagna faentina oggi ospitati in due appartamenti e 40 ospitati da una struttura privata. Ora gli ospiti sono tutti maschi con età compresa tra i 18 e i 44 anni e provengono dal Bangladesh, Pakistan e Gambia".
Un arrivo massiccio per una comunità di 2.800 abitanti. Che ruolo ha avuto il pubblico in questa operazione?
"Il Comune è interessato direttamente solo per i quattro ospiti del Mali. Sui quali è attivo un percorso integrativo grazie anche all'operato della Zerocento. Sull'arrivo dei 40 all'ex hotel Corona non abbiamo potuto far altro che prenderne atto a cose avvenute. Non nascondiamo che su questa partita abbiamo espresso le nostre perplessità agli ideatori".
In che modo?
"A più riprese e in modi differenti. L'ultimo risale al 2 settembre scorso, quando abbiamo avuto un nuovo incontro con il gestore per valutare quali azioni di collaborazione si potessero mettere in campo. Il tutto alla luce di alcune necessarie risposte a quesiti che gli abbiamo sottoposto".
Quali sono le richieste fatte al privato?
"In primis che venga evitato e controllato che i ragazzi, quando girano per il paese,  non chiedano soldi; a questo si aggiunge la promessa, per ora non mantenuta, della realizzazione di una assemblea pubblica da parte del privato con la cittadinanza per spiegare e motivare la scelta ospitale fatta. Infine vorremmo conoscere in dettaglio il percorso di integrazione culturale e sociale che si intende seguire. Tutte cose che oggi non hanno ancora avuto risposta".
C'è chi dice che il Comune non voglia mattersi in gioco magari attraverso il coinvolgimento dei profughi nel volontariato. E' così?
"Il Comune e le associazioni di volontari ne hanno sempre bisogno. Esiste però un problema. Oltre ai limiti imposti dalla legge alle possibilità operative di questi ragazzi, tipo l'impossibilità di operare con mezzi meccanici e la mobilità, per poter operare nel volontariato bisogna fare una tessera e un'assicurazione. Questioni di cui il Comune non può farsi carico. Sta al privato dimostrare l'interesse operativo verso questo percorso di inclusione ed integrazione".
E' veramente possibile una collaborazione tra amministrazione e gestore dell'hotel Corona?
"Assolutamente sì, l'importante è che per avere qualsiasi forma di patrocinio pubblico si faccia chiarezza sulle intenzioni e sui percorsi integrativi che si vogliono fare. Dare una risposta all'emergenza umanitaria è necessario ed eticamente giusto ma bisogna calibrare bene e prima tutti i passaggi, comprese le eventuali ed inevitabili ricadute socio-culturali sulla comunità".

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