giovedì 8 marzo 2018

Matteo Renzi si è dimesso da Segretario. Toccherà al Vicesegretario Maurizio Martina pilotare il PD

Renzi se ne va, tocca al Vicesegretario
La Direzione nazionale PD, convocata lunedì 12 marzo, prenderà atto delle dimissioni di Renzi e avvierà le procedure del caso.
Matteo Orfini, Presidente dell'Assemblea nazionale PD, ha detto di aver ricevuto lunedì scorso la lettera in cui Renzi comunica le dimissioni da Segretario, all’indomani della débacle elettorale. “Lunedì le mie dimissioni saranno esecutive”, ha fatto sapere Renzi.
La Direzione affiderà il compito di guidare il partito nella prossima delicatissima fase al vicesegretario Maurizio Martina, così come prevede lo Statuto (è sbagliato perciò parlare di “reggente”): quando il segretario si dimette subentra il vice fino all’Assemblea nazionale (entro 30 giorni). Sarà poi l’Assemblea nazionale a decidere il da farsi, se eleggere subito un nuovo segretario o indire le primarie.
Martina sta lavorando alla relazione tenendo i contatti con i massimi esponenti del partito. Successivamente farà sapere se intende nominare o meno un gruppo ristretto che lo coadiuvi nella direzione politica del PD.
Una conferma che la Direzione di lunedì non sarà una semplice occasione per parlare di cosa non sta funzionando nel PD, la fornisce nel pomeriggio Matteo Richetti, portavoce della segreteria. “Lunedì faremo una direzione che individuerà la reggenza del partito. Non so se ci sarà Renzi, e se non dovesse esserci, sarà la dimostrazione che ha fatto un passo indietro anche fisico. Il nostro Statuto dice esattamente le cose che stiamo facendo”.


No a Di Maio
Il sigillo del Guardasigilli – si perdoni il gioco di parole – chiude di fatto la discussione aperta da Matteo Renzi al momento dell’annuncio delle sue dimissioni quando aveva scandito: “Non saremo la stampella degli estremisti”.
D’altra parte i consensi a questa linea erano venuti un po’ da tutti, pubblicamente o privatamente. Già ieri era chiaro che le porte ad un dialogo con i grillini si stavano chiudendo, ammesso che qualcuno – a parte Michele Emiliano – le avesse socchiuse. Nemmeno la sinistra di Orlando dunque segue il governatore della Puglia. Il cerchio si è chiuso, forse anche con uno sguardo ai social dove i militanti si sono espressi in modo molto forte per il no a Di Maio (e ovviamente Salvini). Anche Sergio Chiamparino è parso perdere interesse per un’intesa con i grillini: “Non è il PD che si sposta verso i 5 stelle, sono gli elettori che ci hanno mandato all’opposizione”. Sul punto quindi la Direzione di lunedì non dovrebbe vivere particolari  tensioni.

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