venerdì 29 settembre 2017

Assoluzioni, qualcuno deve chiedere scusa a un po’ di gente

I casi Scaglia, Penati, Del Turco, Mastella: la giustizia ha un problema

27 ottobre 2013 – quattro anni fa! –,  Matteo Renzi alla Leopolda pérora la causa della riforma della giustizia citando l’ingiusta sorte che aveva colpito “Silvio”. Sorpresa del pubblico, Renzi se l’aspetta. Ma sta parlando di Silvio Scaglia, ex presidente di Fastweb, finito in carcere per 3 mesi e poi ai domiciliari per altri 9, e infine prosciolto da tutte le accuse. Quattro anni dopo, cioè ieri, Silvio Scaglia è stato assolto anche in Corte d’appello. Resta la domanda su chi lo ricompenserà dell’enorme danno morale e materiale che ha subito.

E per combinazione ieri è stato assolto, sempre in secondo grado, Filippo Penati, l’ex dirigente milanese dei DS, poi del PD, da anni inseguito dall’accusa di essere il capo del cosiddetto “sistema Sesto”, una connection corruttiva operante nel negli appalti dei lavori pubblici: sistema che la Giustizia adesso sostiene non esistere affatto.


Di pochi giorni fa il proscioglimento dall’accusa di associazione a delinquere per Ottaviano Del Turco, che dopo il suo clamoroso arresto di 9 anni fa si dimise da presidente della regione Abruzzo; ed è di qualche settimana fa l’assoluzione di Clemente Mastella, la cui incriminazione – anche qui, una vita fa – portò indirettamente alla caduta del governo Prodi.

E lasciamo stare la vicenda di Stefano Graziano, la torbida indagine su Terra Rossa, il caso di Vasco Errani, aspettando con pazienza come va a finire Consip

Insomma: Giustizia, abbiamo un problema.

E non si possono ignorare le responsabilità del sistema informativo, sempre pronto a cavalcare qualunque cosa, a sparare mostri in prima pagina, a parlare di malaffare in ogni caso purché si venda qualche copia in più. E nemmeno le pigrizie intellettuali e i calcoli di comodo del sistema politico, tanto lesto nel gettarsi sulla preda quanto paralizzato quando si tratta di fare le scuse a chi risulta innocente. Quindi nessuno può dirsi estraneo alla vera e propria degenerazione del rapporto fra giustizia e politica.
Detto questo, un nuovo garantismo dovrebbe permeare la cultura politica dei partiti: innanzi tutto, evitando con cura ogni forma di subalternità alla magistratura inquirente. Altra cosa è il rispetto, dovuto e doveroso.
C’è moltissimo da fare, per la giustizia e per la politica. Intanto, cominciando a chiedere scusa.

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