venerdì 29 settembre 2017

Approvato il nuovo codice antimafia, no di M5S e Forza Italia

Soddisfatti il PD, MDP e AP. Esultano sindacati e associazioni

Dopo quattro anni di lavoro il Parlamento ha approvato in via definitiva il nuovo codice antimafia. I sì sono stati 259, mentre 107 sono stati i voti in disaccordo. Molto critica Forza Italia che con Brunetta parla di “abominio” e definisce la riforma del codice antimafia “panpenalismo”, perché secondo il capogruppo azzurro alla Camera non “c’è alcuna distinzione, si porta tutto sul piano penale, senza selezionare le singole tipologie di reato. A nostro avviso quest’estensione del penale a reati che nulla hanno a che fare con la criminalità mafiosa o con quella economica è inaccettabile”.

Contrari anche i Cinquestelle che definiscono la legge “ipocrita e di facciata” e che come afferma Alfonso Bonafede “offre il solito assist ai difensori dei corrotti”.

Soddisfazione da parte della maggioranza che vede portato a termine un lavoro lungo quattro anni. Per Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia “è un regalo al Paese”, mentre il ministro della Giustizia Andrea Orlando esulta: “Da oggi ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza nella gestione dei beni confiscati, più garanzie per chi è sottoposto a misure di prevenzione. Una buona notizia per la lotta alla criminalità organizzata e per lo Stato di diritto”.



Ma è un po’ tutto il mondo dell’Antimafia ad esultare per questa legge. In una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil e delle associazioni Acli, Arci, Avviso Pubblico, Centro studi Pio La Torre, Legambiente, Libera. Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie, Sos Impresa parlano di “un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione. Fenomeni che minacciano da troppo tempo la nostra democrazia, la nostra sicurezza e che sottraggono ingenti risorse alla collettività, impedendo uno sviluppo economico e sociale, sano e diffuso, in tutto il nostro Paese”.

Si dice soddisfatto anche Giancarlo Caselli, magistrato già capo del pool antimafia di Palermo, che parla di “un risultato davvero importante perché punta molto all’attacco contro le ricchezze e i patrimoni mafiosi. Il Codice è in linea con la realtà della mafia che è sempre più impresa e sempre meno coppola e lupara e in linea anche con un certo modo di pensare dei mafiosi che temono di andare in galera ma temono soprattutto di essere toccati nel portafoglio perché il loro potere è un potere economico. Questo nuovo codice prevede il potenziamento della confisca, dunque dell’espropriazione delle ricchezze mafiose, attraverso procedure più veloci, e non è solo questione di tempo ma anche di sensibilità. Prevedere una corsia preferenziale, significa attenzione per un problema fondamentale per la nostra democrazia”.

Cosa prevede
Il provvedimento amplia i destinatari delle misure di prevenzione patrimoiniale e ne velocizza le procedure, riforma l’agenzia per i beni sequestrati, favorisce la ripresa delle aziende sottoposte a sequestro, garantisce una maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari.

Corrotti, terroristi e stalker equiparati ai mafiosi
L’articolo 1, modificando l’articolo 4 del Codice, amplia il catalogo dei possibili destinatari delle misure di prevenzione personali e patrimoniali. Le misure possono, infatti, essere applicate anche a coloro i quali, fuori dei casi di concorso e favoreggiamento, sono indiziati prestare assistenza agli associati alle organizzazioni a delinquere e mafiose. Analogamente, possono applicarsi agli indiziati di una serie di reati contro la pubblica amministrazione (ove collegati al reato di associazione a delinquere), di atti persecutori, di delitti con finalità di terrorismo e di truffa aggravata.

Prevenzione garantita e tempi certi
Il procedimento di applicazione delle misure di prevenzione è reso più trasparente, garantito e veloce grazie alla trattazione prioritaria con rafforzamento delle sezioni competenti, copertura immediata delle vacanze, relazioni periodiche sull’operatività delle sezioni, utilizzo delle videoconferenze, immediata decisione sulle questioni di competenza. Si introduce la distrettualizzazione delle misure di prevenzione prevedendo sezioni o collegi distrettuali specializzati, mentre il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo è inserito tra i soggetti titolari del potere di proposta delle misure di prevenzione.

Sequestro più efficace
Il sequestro di partecipazioni sociali “totalitarie” si estende a tutti i beni aziendali. A provvedere materialmente al sequestro sarà ora la polizia giudiziaria (non più l’ufficiale giudiziario). Se il bene immobile è occupato senza titolo, il giudice delegato ordina lo sgombero. Gli immobili, tra l’altro, potranno anche essere concessi in locazione alle forze di polizia o alle forze armate e ai vigili del fuoco.

Confisca rafforzata
E’ stabilito espressamente che non si può giustificare la legittima provenienza dei beni adducendo che il denaro utilizzato per acquistarli è frutto di evasione fiscale. Se il tribunale non dispone la confisca, può nel caso applicare l’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario. E’ ampliato l’ambito di applicazione di sequestro e confisca per equivalente, mentre la confisca allargata diventa obbligatoria anche per alcuni ecoreati e per l’autoriciclaggio e trova applicazione anche in caso di amnistia, prescrizione o morte di chi l’ha subita. In caso di revoca della confisca, la restituzione del bene avviene per equivalente se nel frattempo sia stato destinato a finalità di interesse pubblico.

Controllo imprese infiltrate
È introdotto il nuovo istituto del controllo giudiziario delle aziende quando sussiste il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose che ne condizionino l attività. Il controllo giudiziario, previsto per un periodo che va da un anno a tre anni, può essere chiesto volontariamente anche dalle imprese che abbiano impugnato l’informazione antimafia interdittiva di cui sono oggetto. Una volta disposto, gli effetti dell’interdittiva restano sospesi.

Estensione amministrazione giudiziaria
L’amministrazione giudiziaria di beni e aziende sarà possibile anche in presenza di indizi da cui risulti che il libero esercizio di attività economiche agevola l’attività dei soggetti colpiti da una misura di prevenzione patrimoniale o che abbiano comunque in corso un procedimento penale per specifici delitti di mafia o gravi reati contro la Pa. La durata raddoppia, con possibile proroga per un periodo comunque massimo di due anni. Alla scadenza, può essere revocata e trasformata in controllo giudiziario. L’amministratore giudiziario esercita tutti i poteri che spettano ai titolari.

Trasparenza in incarichi ad amministratori giudiziari
Dovranno essere scelti tra gli iscritti all’apposito Albo secondo regole di trasparenza che assicurino la rotazione degli incarichi, al ministro della Giustizia spetterà individuare criteri di nomina che tra l’altro tengano conto del numero degli incarichi in corso (comunque non superiori a 3). Gli amministratori di aziende sequestrate vanno scelti tra gli iscritti all’Albo come esperti di gestione aziendale. Se la gestione dei beni sequestrati è particolarmente complessa, il tribunale può nominare più amministratori giudiziari. E può anche nominare, nei sequestri di aziende di particolare interesse socio-economico, esperti iscritti all’Albo indicati tra i suoi dipendenti da Invitalia Spa (società interamente partecipata dal Mise). In tal caso l’incarico non sarà retribuito.

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